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Apicoltori e apicoltura in Valle d‘Aosta - Joseph Péaquin - Assessorato Turismo, sport, commercio, agricoltura e beni culturali - Regione autonoma Valle d‘Aosta
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Categoria
Saperi Tecnici e ArtigianaliTag
DOVE
(AO), Valle d’Aosta - Italia
L’apicoltura interessa l’intero territorio valdostano, dove ancora oggi molti apicoltori, in particolare del fondo valle, praticano il nomadismo. Tale pratica prevede lo spostamento degli alveari a quote differenti in diverse località, sulla base dell’epoca e della tipologia di fioritura ricercata.
QUANDO
Dalla fine del mese di febbraio-inizio marzo, sino all’autunno inoltrato
CHI
Apicoltura e apicoltori in Valle d’Aosta
Dalla sua origine l’apicoltura in Valle d’Aosta è cadenzata dal trascorrere delle stagioni; con l’avvento delle prime giornate calde di fine inverno, allorquando le discrete fioriture dei noccioli, prima, seguite dai mandorli e dai salici, preannunciano l’imminente arrivo della primavera. In questo periodo l’ape regina inizia la deposizione delle uova e le api escono cautamente in cerca di nutrimento. L’apicoltore, dopo il periodo di riposo invernale, inizia nuovamente a visitare i suoi alveari: con attenzione controlla che ogni famiglia, abbia trascorso l’inverno e non sia rimasta orfana. Ogni alveare infatti ha una sua regina, che nella maggior parte dei casi è contrassegnata con un colore univoco a livello internazionale, diverso per ciascuna annata. Tale contrassegno, permette una sua rapida individuazione in occasione delle visite e consente di conoscerne l’età, importante per la successiva sostituzione, dopo alcuni anni di attività.
Il compito dell’apicoltore al principio della primavera è anche quello di controllare che ciascuna famiglia abbia a disposizione ancora del nutrimento, altrimenti provvederà con dello sciroppo zuccherino, o in taluni casi con del candito. Tale operazione è particolarmente importante in quanto fondamentale per la buona ripresa dell’attività produttiva. Molti apicoltori, tuttavia, preferiscono fornire, alla fine dell’autunno, abbondanti scorte di sciroppo.
La primavera è un periodo che richiede un’attenzione particolare; con la piena ripresa delle attività, l’apicoltore deve controllare con costanza le famiglie all’interno dell’alveare. Il suo controllo consente di limitare le sciamature, nonché di giungere al periodo dell’inizio delle piene fioriture con gli alveari “forti”, ovvero ben costituiti ed equilibrati.
Pressoché in tutta la Valle d’Aosta, in particolare laddove l’apicoltore risiede nel fondo valle, è praticato il nomadismo: gli alveari sono spostati nei pressi di una particolare fioritura per ottenerne il miele, anche più volte nell’arco della stagione primaverile-estiva.
Lo spostamento degli alveari avviene di prima mattina, chiudendoli con attenzione, ovvero impedendo la fuoriuscita delle api, possibilmente ancora in assenza di sole.
La produzione di miele è in parte dettata dal tipo di fioritura prescelta: ecco che la produzione di miele di tarassaco, nonostante l’abbondate fioritura, è limitata. Un fattore determinante la produzione, che tuttavia l’uomo non può controllare, è l’andamento climatico. Poco infatti è temuto dell’apicoltore come un periodo di piogge.
Nei mesi tardo primaverili-estivi il lavoro dell’apicoltore consiste in un controllo costante degli alveari, in alcuni casi, più professionali che hobbistici, quotidiano. Tale controllo spesso è accompagnato dalla redazione di un vero e proprio diario dell’apiario, in forma cartacea, digitalizzato per alcuni giovani appassionati, o semplici segni a penna o matita su ciascun alveare. L’osservazione, oltre a permettere un controllo dell’alveare, determina l’installazione di ulteriori melari al fine di permettere un miglior stoccaggio del miele.
Le principali fioriture ricercate ed ottenute in Valle d’Aosta sono il rododendro, il castagno e i millefiori di montagna. Il colore e le caratteristiche organolettiche variano a seconda del miele prodotto: in presenza di un miele di rododendro, così come di un millefiori di montagna, il colore è chiaro, limpido, ed il sapore delicato, mentre, alle quote più basse e in presenza di castagni, il miele che ne deriva è più scuro, con note amare. Gli apicoltori più anziani, o più esperti, cercano di trasmettere alle giovani e nuove generazioni di apicoltori, l’attenzione alla ricerca della fioritura e del giusto luogo dove collocare l’apiario. I mieli monoflorali sono sempre più ricercati dall’apicoltore ed apprezzati dal consumatore.
Alcuni segnali ben riconoscibili dall’apicoltore, nonché la necessità di spostare a quote più basse gli alveari per effettuare il primo trattamento contro la varroa, grave problematica dell’apicoltura odierna, segnano la fine del periodo produttivo. L’apicoltore provvede alla fine del mese di luglio, primi giorni di agosto, ad allontanare, mediante l’utilizzo di un soffiatore o con apiscampo, le api dai melari, per poi successivamente asportarli.
Questi sono portati in laboratorio per la smielatura: dopo un attento controllo da parte dell’apicoltore del livello di umidità (che non deve eccedere il 18%), mediante l’uso di una lama sottile, è rimossa la cera. Tale operazione, svolta manualmente, altresì abilmente, è colma di significato in quanto suggello del lavoro delle api e dell’apicoltore stesso.
I telai sono quindi inseriti all’interno di uno smielatore che mediante forza centrifuga favorisce la fuoriuscita del miele. Quest’ultimo è riposto in maturatori e successivamente filtrato per eliminare impurità e ulteriori residui di cera.
L’attività apistica non si conclude con la smielatura: gli alveari sono nuovamente ricondotti a valle, e/o preparati per l’invernamento. L’apicoltore controlla ciascuna famiglia, apportando sciroppo a volontà. La formazione del glomere, con forma ovoidale e all’interno del quale le api trascorreranno l’inverno ad una temperatura costante, sancisce l’inizio del periodo di riposo.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
L’attività apistica in Valle d’Aosta ha origini antiche: i primi documenti scritti, risalenti al periodo compreso tra la seconda metà del 1200 e la prima metà del 1300, annoverano la cera tra i cespiti di diverse castellanie e balivati. Sebbene in molti casi si tratti di raccolta cruenta del prodotto, nei documenti relativi alla castellania di Quart si fa chiaro riferimento, oltre alla cera, al miele, agli sciami e agli alveari, testimonianza di vera e propria apicoltura. La cera, ampiamente utilizzata per l’illuminazione domestica e nelle funzioni religiose, e per questa ragione considerata un bene con un’importanza economica, era corrisposta come pagamento di diritti. Diversamente il miele era prevalentemente utilizzato all’interno della castellania, e il suo riferimento nei registri contabili è limitato ai casi di commercio. L’importanza della cera e del miele rimane invariata per molti secoli, con la diffusa menzione dei due prodotti nei documenti dell’epoca, e tra questi in particolare nei registri contabili, nei codici, nei contratti di compravendita di proprietà e nei manoscritti. Nella Valle d’Aosta del 1800 l’apicoltura è un’attività fiorente, documentata da numerosi scritti. In Notice sur la Vallée d’Aoste il conte Mouxy de Loche (1756-1837) sottolinea che: […] La constitution physique de cette vallée invite à la culture de l’abeille, par la voie de la taille des ruches, et celle de leur transport sur les Alpes. Ce transport ne serait qu’un accessoire des voyages des troupeaux, qui dirigeraient les mêmes personnes. In maniera più o meno rilevante, diversi apicoltori valdostani hanno contribuito allo sviluppo della moderna apicoltura, sia livello regionale, sia oltre i suoi confini. Alby, apicoltore appassionato originario di Issime, contemporaneamente ad altri suo colleghi apicoltori, nel 1833 ideò un’arnia orizzontale, con favo mobile. Tale invenzione, fu considerata una vera e propria innovazione, in quanto cambiò il metodo di raccolta del miele diffuso all’epoca che prevedeva l’apicidio. La storia dell’apicoltura valdostana conosce tuttavia un ulteriore sviluppo nella seconda metà del XIX secolo, prima con l’opera di un illustre agricoltore e apicoltore, il professor Laurent Argentier, e successivamente con il supporto del Comice Agricole de l’Arrondissement d’Aoste, comizio agrario con lo scopo di promuovere l’agricoltura e le produzioni agrarie. Nel 1871 è costituita la Societé Promotrice de l’Apiculture, che sostiene e promuove l’apicoltura razionale. In occasione dell’Esposizione Generale di Torino, nel 1898, diversi apicoltori valdostani esposero le loro arnie e le moderne apparecchiature sviluppate; le medaglie ottenute in tale occasione valgono un riconoscimento internazionale all’apicoltura valdostana dell’epoca. Nella prima metà del XX secolo è il clero ad essere protagonista della diffusione della moderna apicoltura; i tempi sono cambiati, la cera perde di importanza, mentre il miele diventa il prodotto principe dell’apicoltura valdostana.
APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE
I saperi legati all’apicoltura, in particolare le tecniche di gestione dell’apiario e delle api, sono trasmessi non solo per via famigliare, ma tramite amici e conoscenti, apicoltori più o meno anziani ed esperti. I corsi di formazione organizzati dal Dipartimento Agricoltura della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dall’Associazione apistica locale, dall’Institut Agricole Régional, sono inoltre un importante strumento di apprendimento, approfondimento e confronto. Molto interessanti ed apprezzati sono gli incontri didattici organizzati presso l’apiario sperimentale regionale di Saint Marcel, nonché presso le scuole primarie della Valle, dai tecnici regionali. Come racconta Livio Carlin, tecnico apistico del Dipartimento Agricoltura della Regione Autonoma Valle d’Aosta ed apicoltore, questi momenti sono particolarmente importanti per far conoscere l’apicoltura e promuovere il prodotto miele. La comunità di apicoltori è una comunità che cerca il dialogo sia al suo interno che al suo esterno, oltrepassando spesso i confini regionali, anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione. Diversamente da altre attività, le cui conoscenze sono conservate quasi gelosamente, gli apicoltori cercano e diffondono informazioni. Tale approccio è altresì osservabile dall’enorme letteratura disponibile. Alessandro Ansermé, giovane apicoltore di Arnad, afferma che l’apicoltura comporta uno studio e un approfondimento costante “Da quando ho iniziato la mia attività di apicoltore, non è trascorso un solo giorno che non abbia letto o cercato informazioni sull’apicoltura, che non mi sia confrontato con qualche altro apicoltore”. Come sottolineato da Elisa Artaz, giovane apicoltrice di Châtillon, non vi è solo trasmissione delle conoscenze: “alcune persone, quando hanno saputo che avevo iniziato la mia attività, mi hanno fornito strumenti, le stesse arnie, che loro non utilizzavano più, affinché io potessi imparare ed appassionarmi.”
COMUNITÀ
L’apicoltura valdostana sta conoscendo un rinnovato interesse. Molti giovani, anche grazie ai corsi promossi, si avvicinano all’apicoltura in quanto interessante e appassionante attività. Grazie al censimento annuale è possibile conoscere puntualmente il numero di apicoltori ed alveari presenti sul territorio valdostano: sulla base dell’ultimo censimento si contano circa 7000 alveari appartenenti a 500 apicoltori. L’apicoltura valdostana è caratterizzata dalla presenza di numerosi apicoltori part-time, principalmente hobbisti, pochi professionisti, anche se il numero di apicoltori che scelgono l’apicoltura come attività principale è in aumento.
AZIONI DI VALORIZZAZIONE
Sulla base delle precedenti esperienze di associazionismo, nate alla fine del 1800, in particolare la Societé Promotrice de l’Apiculture e il Comice Agricole d’Aoste, che permisero di promuovere e valorizzare l’apicoltura razionale nascente, in seguito ad un’epidemia di acariosi che comportò gravi danni all’intera apicoltura valdostana, nel 1955, venne fondata da un gruppo di apicoltori l’Associazione Consorzio degli Apicoltori della Valle d’Aosta. L’Associazione tutt’oggi promuove e coordina iniziative volte allo sviluppo dell’apicoltura in Valle d’Aosta, svolge assistenza tecnica a favore degli apicoltori, diffonde metodi razionali di allevamento delle api, promuove l’istituzione di corsi teorici e pratici di apicoltura oltre che curare o sostenere la ricerca e la sperimentazione in campo apistico. Nel 1977 è nata inoltre la cooperativa Miel du Val d’Aoste, con l’obiettivo di valorizzare e potenziare la commercializzazione del miele valdostano. La cooperativa si occupava infatti di raccogliere, lavorare, trasformare, conservare e commercializzare i prodotti dell’alveare conferiti dai soci apicoltori. Oggigiorno, le sue attività sono cambiate, e la cooperativa si occupa principalmente di attrezzature apistiche, svolgendo un ruolo importante per i piccoli apicoltori. Con la L.R. n.56/1982 (Provvedimenti per la difesa e l’incremento della apicoltura nella Valle d’Aosta) la Regione Autonoma Valle d’Aosta, attua, promuove e incoraggia ogni azione utile e valida per la difesa, la protezione l’incremento dell’apicoltura locale, nonché la commercializzazione dei prodotti dell’alveare. La sagra del miele è una manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale di Châtillon, comune valdostano che aderisce alle Città del Miele, in collaborazione con la Regione Autonoma Valle d’Aosta e con il sostegno dell’Associazione Consorzio Apististico della Valle d’Aosta, l’ultimo fine settimana di ottobre. La manifestazione ha un forte richiamo sia produttori che di appassionati e di turisti. In concomitanza con la sagra si tiene il concorso regionale dedicato al miele ed ai suoi derivati.
MISURE DI SALVAGUARDIA
La salvaguardia e la valorizzazione di un prodotto passano attraverso il riconoscimento del suo valore, nonché della sua qualità. A partire dagli anni 70 secolo scorso, al fine di corrispondere al consumatore un prodotto di certa qualità, il miele prodotto in Valle d’Aosta è disciplinato con verifica qualitativa e quantitativa. Le tre principali tipologie di miele prodotto in Valle d’Aosta, il miele di rododendro, di castagno e il miele millefiori di montagna, fanno parte dei PAT, Prodotti Agroalimentari Tradizionali. L’articolo 8 del D.lgs.173/1998 definisce PAT i prodotti ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore a 25 anni.
Per sapere di più
Siti web
Bibliografia
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Adamo Corrado
Apicoltura in Valle d'Aosta
Le Chateau 2003
A cura di
ITALIA Regione Valle d'Aosta - Ufficio Regionale per l'Etnologia e la Linguistica - Marilisa Letey
Data di pubblicazione
02-OCT-2018 (Marilisa Letey)
Ultimo aggiornamento
26-OTT-2019
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