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Categoria

Riti e Pratiche Sociali

Tag

DOVE

(BZ), Trentino-Alto Adige - Italia

QUANDO

Morte

Usanze funebri in Val Gardena

(Caritá dl sel - L setimo - l trentejimo - l’anuel - Sciché sú n mort - suné l’angunìa - Sunè òra l preve)

Esisteva un tempo l'usanza di avvertire la popolazione del villaggio del trapasso di un compaesano con il suono delle campane a morto (zíntlin), cosicché si pregasse per l'anima del defunto (suné l'angunìa). Se moriva un adulto, le lancette dell'orologio venivano fermate finché il defunto non veniva trasportato fuori dalla sua casa, nella quale era vietato praticare qualunque lavoro.
Il prete si recava alla casa del moribondo accompagnato da un chierichetto. Se nel tragitto incontravano qualcuno, il chierichetto faceva suonare un campanello, allora le persone si toglievano il cappello, si genuflettevano e si facevano il segno della croce (Sunè òra l preve).
Nella stube veniva esposto il feretro del defunto, che era stato lavato e vestito (Sciché sú n mort). I padroni di casa regalavano pane e sale (caritá dl sel) a coloro che partecipavano al loro dolore.
Era uso trascorrere una notte di veglia presso il defunto; vicini e conoscenti pregavano per due notti in vicinanza della bara. In Val Gardena tutti i presenti bevevano un sorso di grappa dal medesimo bicchiere.
In Val Gardena, a Livinallongo e a Cortina la morte di un bambino non era un momento di lutto, ma era interpretata come una festa, dato che per la sua purezza gli era garantito l'accesso al cielo. Nei bambini si vedevano inoltre dei mediatori con il sovrannaturale. La sera precedente la sepoltura si allestiva un banchetto per tutto il vicinato, talora si ballava e cantava.
Dopo il funerale veniva preparato un banchetto funebre per i parenti e per coloro che erano venuti alla cerimonia da lontano.
Per commemorare il defunto, si celebravano a determinate ricorrenze le "messe del trigesimo", che si tenevano solitamente il 7° e il 30° giorno dopo la morte (L setimo e l trentejimo) e allo scadere dell'anno (l'anuel).
I gardenesi praticavano una "fratellanza di messa": due buoni amici o amiche stringevano un'amicizia spirituale e stabilivano che colui o colei che fosse sopravvissuto all'altro, avrebbe fatto celebrare una messa di commemorazione.

Per sapere di più

Bibliografia

  • Forni Marco
    La realtà e l'immaginario nelle valli ladine dolomitiche: quotidianità della vita, tradizioni e credenze popolari fra passato e presente
    Istitut Cultural Ladin "Micurá de Rü" 1997

A cura di

ITALIA Provincia Autonoma di Bolzano - Museum Ladin - Emanuel Valentin

Supervisore scientifico

Emanuel Valentin

Data di pubblicazione

09-FEB-2013 (Emanuel Valentin)

Ultimo aggiornamento

17-MAR-2015 (Fabia Apolito)

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