Tetti in pietra nell’edilizia alpina
(tecc de piòte (piöde))
Le piòte (il nome deriva dal lombardo pioda, piöda -in val Taleggio- e corrisponde a lose, beole, bevole, ecc.) sono le lastre di pietra ricavate da blocchi di gneiss, scisti serpentinosi che hanno la caratteristica di essere facilmente suddivisibili (scistosità), mediante martellatura e scalpellatura, in lastre, ideali per le coperture dei tetti. Per questo scopo è usata anche la quarzite verde dello Spluga che tuttavia, più rara, è per lo più impiegata per elementi decorativi e scultorei (portali).
Il rivestimento dei tetti in pietra permette di ottimizzare i principi di economia alpina: il basso costo, la durata secolare del tetto, la facilità di estrazione oltre alla minimizzazione dei trasporti (la pietra viene estratta in loco), la resistenza al gelo, agli impatti violenti. A questi principi economici si affiancano anche quelli estetici, non enunciati ma sottesi, di integrazione nel paesaggio.
Per millenni sull'arco alpino si è costruito utilizzando le rocce locali: quando crollavano le costruzioni le si riusavano per farne di nuove rimettendole semplicemente l'una sull'altra. In val San Giacomo per le murature venivano utilizzate pietre raccolte nei greti (giavére), mentre le piòte sono ricavate dall'estrazione in cava. Sul conto energetico conta senz'altro l'impatto ambientale delle cave, ma deve venire scomputato il fatto che le pietre vengono lavorate a spacco, quindi utilizzando martello e scalpello e forza umana.
L'assito, su cui le piòte poggeranno, deve essere formato da legname stagionato di spessore circa 2,5 cm., dagli eventuali fermaneve inchiodati all'assito, dalle scossaline e camicie per i comignoli ed infine dagli ancoraggi per i canali di gronda, la cui messa a dimora completa la prima fase delle operazioni prima della posa delle piòte. Questa avviene partendo dai lati di gronda del tetto, sui quali viene posata una serie di piòte affiancate tra di loro in senso orizzontale e poste in stretta successione. Le piòte vengono poi sovrapposte, l'una sull'altra, in modo che lo sgocciolamento dell'acqua piovana verso i canali di gronda vada a percorrere la parte in luce della piòta sottostante.
La lunghezza delle piote standardizzate è di 50 cm. con larghezza a correre che varia da 20 a 40 cm. Lo spessore oggi può variare da 1 cm a 1,5 cm a seconda delle dimensioni ed il pesoda 60 kg/mq a 90 kg/mq. Le loro dimensioni si riducono progressivamente man mano che si raggiunge il colmo; vengono assicurate all'assito con una chiodatura.
Il sistema di posa delle piode si riconduce sostanzialmente a tre schemi principali: a corsi, a semicorsi e a mosaico. Nel sistema a corsi le piode sono ben allineate tra loro e sovrapposte fino al raggiungimento del colmo. Nel sistema a semicorsi, invece, il posatore procede "ad occhio", non servendosi di alcun riferimento di misura. I corsi delle piòte assumono una disposizione asimmetrica originale, gradevole esteticamente. Nel sistema a mosaico, il più antico dei tre, vengono infine utilizzate piòte di differenti dimensioni (anche fino ad 80 cm. di lunghezza), posate in modo totalmente irregolare. Nell'edilizia alpina prevale il sistema irregolare, con lastre sempre abbondantemente sovrapposte nella direzione trasversale. La disposizione delle piòte a semicorso e a mosaico si differenzia da tutti i sistemi di posa, anche di altri materiali, che solitamente evidenziano linee architettoniche regolari: essa infatti conferisce unicità e originalità al manufatto esaltando la naturalezza della pietra.
Ulteriore pregio della pietra è la possibilità di essere riutilizzata nel caso in cui si dovessero rendere necessari interventi di ristrutturazione o di innalzamento dei fabbricati. Il numero delle piòte recuperabili dipende naturalmente dal loro stato di conservazione; quelle di età secolare possono essere soggette a rotture sia da invecchiamento che dovute all'imperizia dell'uomo, anche se, in verità, tale quantità è sempre molto ridotta grazie alla caratteristica durata delle pietra. Le piòte così recuperate verranno prevalentemente posate con la tecnica a "semicorsi", anche se non si esclude a priori una posa a "corsi", sempre che prima si proceda alla loro misurazione; le piòte mancanti saranno ovviamente sostituite con altre integre.
La manutenzione ordinaria di un tetto in piòte non richiede un particolare impegno, dal momento che riguarda essenzialmente i canali di gronda ed i pluviali, più che le piòte stesse. Una certa attenzione dovrà tuttavia essere osservata per quelle abitazioni situate nelle vicinanze di boschi di conifere o latifoglie per evitare che depositi di aghi o foglie possano dare origine a fenomeni di marcescenza; per questo tipo di pulizia sarà sufficiente utilizzare delle scope con setole molto dure oppure dei getti di aria compressa. Dato l'elevato numero di piòte utilizzate per la copertura di un tetto, non è da escludere che nel corso degli anni si debba ricorrere alla sostituzione di una o più di esse perchè rotte.
Questa è una possibilità remota ma concreta poiché l'eventuale rottura potrebbe essere causata da un difetto originario del pezzo, oppure da cause accidentali verificatesi durante il trasporto, o da un sovraccarico accumulato o determinato dal camminamento dell'uomo sul tetto. Per quanto riguarda invece le rotture provocate dall'invecchiamento, si tratta di un vero e proprio procedimento corrosivo di cui la rottura è l'effetto fisico ultimo ed in cui i decenni e non gli anni rappresentano l'unità di misura. In ogni caso, comunque, la sostituzione del pezzo viene effettuata senza difficoltà dal posatore, utilizzando un'altra pioda di pari dimensioni ma ovviamente perfetta. Il peso considerevole delle lastre contribuisce al perfetto ancoraggio sulla struttura. Solo in tempi recenti, con l'utilizzo e il recupero dei sottotetti, si è assistito ad un maggiore utilizzo di elementi di chiodatura, di pari passo con l'alleggerimento delle lastre che sono di minore spessore.
NOTICES HISTORIQUES ET CRITIQUES
La copertura di tetti in pietra, antichissima, ha avuto il suo apogeo nell'epoca medioevale, nel Rinascimento e nel dopoguerra, quando scarseggiavano i materiali da costruzione.
Nelle regioni alpine la facilità di reperire la materia prima ha fatto sì che l'utilizzo dei tetti in pietra si sia tramandata nei secoli e sia diventata elemento caratterizzante del paesaggio.
I tetti inclinati a falde con generosi sporti sono diventati i tetti per antonomasia delle zone alpine e di molte zone appenniniche, poggianti su robuste strutture lignee, in contrasto con la tradizione mediterranea dei tetti a terrazza e a cupola, contrasto non così evidente nelle murature perimetrali, che possono presentare tra loro analogie costruttive anche marcate.
APPRENTISSAGE ET TRANSMISSION
Esiste una manualistica sulle modalità costruttive della casa 'alpina', nonchè l'apprendimento presso scuole professionali. Per queste lavorazioni tuttavia, vale ancora prevalentemente la trasmissione orale nella pratica di cantiere, impartita dai pochi ancora capaci di costruire un tetto in piote 'all'antica'. Suggerimenti tecnici sono anche reperibili in internet, per la promozione di un 'fai da te' cui le nuove generazioni appaiono più sensibili.
COMMUNAUTÉ
La comunità, nel caso dell'edilizia, è identificabile da un lato nei proprietari e operatori privati del settore, dall'altro nelle istituzioni di governo del territorio e negli strumenti adottati. In valle la sensibilità ai valori dell'architettura alpina tradizionale è alquanto diversificata e molto legata all'andamento della domanda di alloggi, soprattutto per finalità turistiche.
Biens immatériels associés
Cavatori di pietra a Isola di Madesimo e Splughetta
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Pour en savoir davantage
Sites web
Fiche réalisée par
Politecnico di Milano - Dipartimento di Progettazione dell'Architettura - Fulvia Premoli
Superviseur Scientifique
Fulvia Premoli
Date de publication
23-APR-2012 (Fulvia Premoli)
Dernière mise à jour
03-MAR-2015 (Fabia Apolito)
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