• Adolfo Murovec davanti al suo teatro - Archivio Peppino Sarina
  • Maria Burzio e Adolfo Murovec con burattino donna e Gioppino - Archivio Peppino Sarina
  • Museo di San Benedetto Po. Burattini di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec. Particolare - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec. Pantalone - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Archivio Peppino Sarina. Scenario di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Archivio Peppino Sarina.Taccuino di Adolfo Murovec - Archivio Peppino Sarina
  • Archivio Peppino Sarina. Scenario di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattini di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Archivio Peppino Sarina. Scenario di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Manifesto dello spettacolo di burattini - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec. Diavolo - Daniele Cortesi
  • Archivio Peppino Sarina. Scenario di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
  • Aereo - Archivio Peppino Sarina
  • Museo di San Benedetto Po. Burattino di Adolfo Murovec - Daniele Cortesi
 Indietro

Categoria

Arti e Spettacolo

Tag

DOVE

(MI), Lombardia - Italia

CHI

Murovec Adolfo Murovec Adolfo
(burattinaio)
Murovec Elsa Murovec Elsa
(informatore)
Murovec Liliana Murovec Liliana
(burattinaia)

L’arte del burattinaio Adolfo Murovec

Adolfo Murovec, istriano d'origine, arrivò in Italia da giovane in cerca di lavoro. Trasferitosi a Milano, trovò  impiego dapprima  nei mercati.
A Milano incontrò la  futura moglie Maria, figlia del noto marionettista Giovanni Burzio, con la quale scappò per permetterle di uscire dalla compagnia teatrale paterna a causa dei forti contrasti con il padre.
I due iniziarono a lavorare a Milano: lei come portinaia in un palazzo milanese e lui come operaio in una cartiera.
Intorno agli anni 1936-'37, Adolfo e Maria presero la decisione di iniziare la professione di burattinai
Nei primi tempi lavoravano solo nella città di Milano in oratori, case private e nei dopolavoro, luoghi di ritrovo e svago che erano stati istituiti dal fascismo.
Dopo la morte del loro primogenito Antonio, avvenuta nel '38, Adolfo e Maria presero la decisione di darsi alla vita nomade lasciando le due figlie Elsa e Liliana a casa della nonna materna che vive a Milano.
Agli inizi di questa professione collaboravano spesso con il padre di Maria (con il quale, nel frattempo, i due si erano riappacificati) e con i fratelli burattinai Pietro e Giuseppe.
Adolfo aspirava  ad una propria autonomia professionale: decise quindi di costruire un teatrino tutto suo  e  scolpire i propri burattini.
Imparò da solo a scolpire il legno, mentre Maria confezionava tutti i costumi e scriveva i copioni da mettere in scena, attingendo al repertorio marionettistico della compagnia paterna.
I loro scenari, invece,  furono realizzati dai marionettisti e scenografi Gambarutti e Burzio.
Furono anni molto interessanti nei quali esisteva  una fitta rete di scambi tra marionettisti e burattinai che spesso si conoscevano, appartenevano alle stesse famiglie e collaboravano gli uni con gli altri.
Documentato in tal senso fu lo scambio tra Murovec e Stazza: il burattinaio Oreste Strazza , in cambio di teste scolpite da Murovec, diede alcuni dei suoi copioni.  Significativo fu anche il rapporto che legò Murovec ad un altro bravissimo burattinaio milanese, il Cavalier Cesare Rossi, di cui purtroppo si sa poco, se non che fu un ottimo interprete della maschera di Gioppino.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Adolfo e Maria tornarono a Milano per riprendere le due figlie e le portarono a Bergamo dove davano spettacolo nel  teatro oratorio di Borgo S. Caterina.
Da questo periodo in avanti anche le figlie Elsa e Liliana aiutarono i genitori nel lavoro in baracca, animando e dando la voce ai personaggi femminili.
Per esercitare  al meglio quest'arte,  grande  fu l'impegno  di Adolfo nell' imparare tutti i dialetti locali dei diversi personaggi che utilizzava: il milanese per Meneghino, il bergamasco per Gioppino e la sua fidanzata Bernarda (così è chiamata dai burattinai milanesi invece che Margì, come usano i bergamaschi) il veneto per Brighella e Faccanapa, il veneziano per Pantalone.
Tra i titoli del loro repertorio ricordiamo: Gioppino e il suo maiale al mercato di Treviglio, Il nemico delle donne, La famiglia Gioppinoria, Gioppino promesso sposo a quattro donne, Un matrimonio sul patibolo ovvero Gioppino brigante, ecc.
Per spostarsi, la compagnia faceva trasportare il materiale da carrettieri e trasportatori, mentre Adolfo cercava delle stanze dove poter vivere con la famiglia, presso trattorie o privati
Quando trovavano un alloggio, si fermavano il più a lungo possibile - dai due ai quattro mesi - e mettevano in scena tutto il repertorio finché il pubblico non si esauriva . Lavoravano quattro giorni la settimana: il martedì, il giovedì, il sabato e la domenica. Ogni spettacolo era diviso in quattro atti e durava circa due ore e ,  al termine di ogni rappresentazione, era sempre inscenata una breve farsa.
Le due commedie La S. Genoveffa e il Fornaretto di Venezia ed il dramma La figlia maledetta , per  la loro durata e complessità, erano rappresentate in due serate.
Nel 1945, la figlia maggiore Ada si sposò e  si fermò nel paese del marito,  a Mozzanica , in provincia di Bergamo. Il resto della famiglia continuò la sua vita nomade, allargando il giro dal territorio bergamasco a quello delle province di Milano, Lecco, Como ed infine Varese, dove la figlia Liliana si sposò nel 1955.
Il distacco dalla figlia minore provocò nella madre Maria un dolore fortissimo dal quale non si riprese  e che  costrinse Adolfo ad interrompere il  "giro" e quindi la vita nomade che avevano fin lì condotto.
I due coniugi decisero nel 1956 di prendere domicilio a Bobbiate , paese della figlia Liliana , e poi in un paese vicino, a Masnago.
Adolfo, da questo momento in poi, diede solo pochi spettacoli nei comuni limitrofi, fino alla morte avvenuta nel 1973.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Adolfo Murovec si avvicina al teatro d'animazione grazie all'incontro con sua moglie Maria Burzio, discendente da una nota famiglia di marionettisti. Da Pietro e Giuseppe Burzio, fratelli della moglie, apprende i primi rudimenti dello spettacolo dei burattini. Dal burattinaio milanese Oreste Strazza riceve alcuni copioni in cambio di burattini da lui stesso scolpiti. Affina il proprio mestiere assistendo agli spettacoli dello Strazza e di un altro burattinaio milanese, Cesare Rossi. Insegna il mestiere a sua figlia Liliana con la quale lavorerà fino al  matrimonio della stessa.

Per sapere di più

Beni materiali

La figlia Liliana alla morte del padre vende al burattinaio modenese Adolfo Besutti una delle baracche, alcuni copioni e la maggior parte dei burattini. Successivamente il Besutti venderà quarantadue burattini in legno e cinque dei copioni al museo di S.Benedetto Po' (Mn), dove sono attualmente conservati. Tre copioni si trovano presso il Centro Studi del Castello dei Burattini di Parma. Tutti gli scenari usati nelle sue rappresentazioni sono conservati a Tortona (Al), presso l'Associazione Peppino Sarina.

A cura di

Associazione I burattini Cortesi - Daniele Cortesi

Data di pubblicazione

13-DIC-2011 (Daniele Cortesi)

Ultimo aggiornamento

10-MAR-2015 (Fabia Apolito)

download cover image




Dalla Community


 Racconta