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    Sobrio, Val Leventina. Tetto in piode prima dell'intervento di ripristino - Cittadini Reto
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    Sobrio, Val Leventina. Tetto in piode dopo l'intervento di ripristino - Cittadini Reto
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    Valle di Blenio. Piccolo rustico in fase di riattazione - Cittadini Reto
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    Valle di Blenio. Le piode vecchie, di colore rosato, si alternano a quelle nuove - Cittadini Reto
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    Valle di Blenio. Le piode vecchie vengono riutilizzate nella misura del 30-40% - Cittadini Reto
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    Artigiani al lavoro - Cittadini Reto
  • 2010
    2011

Copertura e riparazione dei tetti nel Canton Ticino

Il tetto coperto di piode è probabilmente quello che più caratterizza l'architettura tradizionale dell'area ticinese; esso risulta dominante in tutto il Sopraceneri e nella fascia più settentrionale del Luganese (con tracce fino in Valle di Muggio), tanto da costituire una fra le caratteristiche più evidenti e qualificanti del paesaggio. Le piode sono pesanti lastre di gneiss di varie dimensioni e spessore. Lo gneiss è la dura roccia delle Alpi che processi di metamorfosi geologica durati milioni di anni hanno disposto in strati regolari e paralleli, tanto da consentire una lavorazione relativamente agevole mediante la sfaldatura a spacco. Grazie a questa struttura è dunque possibile ricavare lastre di pietra di spessore regolare. In alcune cave del Sopraceneri e della Val Calanca (GR) si continua tuttora l'estrazione di questa materia prima, che offre alla costruzione materiali di qualità e di ineguagliabile resistenza e durata: un tetto in piode può infatti resistere per più di 200 anni e può quindi essere considerato un investimento a lungo termine.
Il tetto in piode ha una storia diversificata a seconda delle regioni: nell'area della costruzione in pietra, come ad esempio nel Locarnese e nella Vallemaggia inferiore, la documentazione storica ne fornisce sicure attestazioni medievali; altrove, come nelle valli superiori, esso pare di introduzione più recente, dal momento che spesso, per motivi di polizia del fuoco, si è sostituito al più antico tetto di scandole. Differenze locali anche importanti sono riconducibili alla qualità del materiale disponibile sul posto; nelle regioni geologicamente più favorite si è potuto già in epoca molto precoce costruire tetti che, con minimi interventi di manutenzione, hanno potuto mantenere la loro funzionalità durante parecchi secoli.
L'esecuzione di un tetto in piode, che rimane una struttura di grande impegno tecnologico, esige competenze specifiche oggi sempre più difficili da reperire; la stessa professione di muratore copritetto (in dialetto "teciatt") non è mai esistita come tale, né simile specializzazione è mai stata compresa nei normali percorsi formativi delle professioni edili. Gli artigiani, sempre più rari, che oggi esercitano tale attività si sono formati direttamente sui cantieri avvalendosi dell'esperienza dei colleghi più anziani. Alcuni di loro lavorano presso imprese private, molti altri invece si dedicano a questa attività solamente nel tempo libero. Come riferisce il muratore copritetto Reto Cittadini, "non è che ci sia un vero e proprio apprendistato che ti insegna a fare i tetti in piode, è proprio una conoscenza tramandata (…), si lavorava assieme a quelli che erano già capaci e poi si imparava".
La tecnica costruttiva tradizionale del tetto in piode viene oggi esercitata da pochi artigiani specializzati, che tramandano un sapere solido e antico. Le piode vengono sagomate manualmente col solo ausilio del martello, e posate sulla robusta travatura con un gioco sapiente di spessori e pendenze, senza l'impiego di qualsiasi elemento di fissaggio: la gravità e l'attrito bastano a reggere e a consolidare l'intero manto di copertura. Nel caso di interventi di riparazione di vecchi manufatti o di rifacimenti con reimpiego di parte del materiale di copertura originale, il muratore copritetto deve dar prova di una maggiore padronanza delle tecniche tradizionali: ogni tetto ha particolarità proprie e occorre valutare quali interventi effettuare e quale tipo di pietra utilizzare. In questo caso i "teciatt" utilizzano principalmente un sistema denominato, in dialetto, "vultá ul técc", ovvero "rivoltare il tetto": le piode rovinate vengono sostituite con quelle nuove lavorando su una fascia larga un metro e procedendo dal basso verso l'alto. Inoltre, l'artigiano cerca di recuperare le lastre ancora in buono stato, le quali vengono riutilizzate nella misura del 30-40%. Negli ultimi decenni l'aumento del costo della beola e della sua lavorazione ha fatto sì che la costruzione di tetti in piode per nuove abitazioni diminuisse; la flessione non ha per contro toccato gli edifici pubblici e di culto. Essendo i tetti in pietra caratteristici del paesaggio del Sopraceneri, molti comuni incoraggiano i loro cittadini a coprire i tetti con lastre di pietra; tuttavia, il costo elevato delle lastre di gneiss e della sua lavorazione porta spesso gli abitanti sopracenerini a utilizzare per lo più vecchie piode e altre pietre sfaldabili, ricorrendo all'aiuto di amici più o meno specializzati.
Per ciò che riguarda i materiali e le tecniche di costruzione, il territorio ticinese si presenta suddiviso grossomodo in due fasce da settentrione a meridione: la presenza dello gneiss nel Sopraceneri ha favorito l'affermazione dei tetti in pietra, diffusi, oltre che nelle valli superiori (Blenio, Leventina e Riviera), anche nell'alto Malcantone, nell'alta valle del Vedeggio fino al dosso di Taverne, nella Valcolla e in Valle di Muggio. Per contro, i giacimenti argillosi del Sottoceneri hanno portato all'affermazione, in questa regione, dei laterizi e dunque del tetto in coppi. Come afferma il muratore copritetto Reto Cittadini, "la gente del Mendrisiotto utilizzava i coppi visto che disponevano di argilla; non avevano le piode. Molto probabilmente se noi del fondovalle del Sopraceneri avessimo avuto l'argilla avremmo fatto così anche noi. Coperture di questo genere erano la conseguenza di quello che avevano a disposizione: quindi è una tradizione".

MISURE DI SALVAGUARDIA

Dal 10 settembre 2012 la Copertura e riparazione dei tetti figura nella lista delle "Tradizioni viventi in Svizzera", progetto di valorizzazione, salvaguardia e promozione del patrimonio culturale immateriale proveniente da tutte le regioni della Confederazione Elvetica.

Per sapere di più

Siti web

A cura di

SVIZZERA Canton Ticino - Centro di Dialettologia e di Etnografia - Giovanna Ceccarelli

Supervisore scientifico

Giovanna Ceccarelli

Data di pubblicazione

26-OTT-2012 (Giovanna Ceccarelli)

Ultimo aggiornamento

06-MAR-2015 (Fabia Apolito)

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