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    Genepì - Luca Ciabarri
  • 2011
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Categoria

Natura e Universo

Tag

DOVE

Chiavenna (SO), Lombardia - Italia

QUANDO

Estate

CHI

Azzetti Andrea Azzetti Andrea
(informatore)
Masolini Luciano Masolini Luciano
(informatore)
Pilatti Zita Pilatti Zita
(informatore)

Raccolta e utilizzo di Genepì in Valchiavenna

Nomi scientifici: Artemisia Genipi Weber, Artemisia glacialis, Artemisia umbrelliformis; 
Nome comune: Genepì;
Diffusione: si trova in alta quota, spesso in luoghi difficilmente accessibili;
Utilizzo: parti aeree  per la preparazione di liquori e l'aromatizzazione di grappe; valore digestivo e corroborante; specie protetta.
Frequenza raccolta: bassa. Frequenza uso: media.
Il nome comune genepì indica più specie scientifiche di Artemisia che crescono in alta quota (anche oltre i 2000 metri) su terreni poveri e impervi. Si tratta di pianta ben  conosciuta e descritta, tanto nella letteratura scientifica quanto a livello locale e in tutto l'arco alpino, e di cui vengono riconosciute proprietà officinali (inclusa nella Lista delle piante officinali spontanee  - Regio decreto n. 772-1932) come digestivo e proprietà aromatiche. È una pianta protetta la cui raccolta è fortemente limitata (richiede per la provincia di Sondrio un tesserino specifico che regolamenta luoghi e quantità della raccolta). La stessa distribuzione della pianta tuttavia – si trova generalmente in luoghi difficilmente accessibili e pericolosi, su rocce e punti esposti in alta montagna – ne limita la raccolta. Tale attività richiede pertanto raccoglitori molto esperti, capaci non solo di riconoscere la pianta ma anche di muoversi negli ambienti alpini di alta quota. La pianta è utilizzata per la preparazione di apprezzatissimi amari, liquori e per l'aromatizzazione di grappe. Viene utilizzato l'intero frutto e fiore, dopo essiccazione. I liquori sono poi preparati mediante infusione in alcool. I liquori sono apprezzati per l'aroma caratteristico e per gli effetti corroboranti e digestivi.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Le fonti di apprendimento e trasmissione dei saperi legati alla raccolta e uso di piante spontanee sono molteplici. Questi saperi circolano generalmente all'interno di reti familiari e amicali e sono ivi trasmessi e aggiornati, spesso con l'esempio diretto o nel corso dell'attività pratica di raccolta e preparazione. Tanto ora quanto in passato libri di tono scientifico o di medicina/cucina popolare sono ampiamente utilizzati per verificare, aggiornare o confrontare saperi esistenti o aggiungerne di nuovi. Tutti gli informatori hanno confermato che rispetto alla generazione precedente i saperi attorno all'uso delle piante si sono ristretti (riguardano meno specie) e sono qualitativamente più poveri. Entro questa tendenza generale si possono registrare delle aggiunte (in specie riconosciute, in informazioni) e degli aggiornamenti/adattamenti dei saperi.

COMUNITÀ

Sapere diffuso non riconducibile a specifici gruppi sociali, ma legato esclusivamente alla pratica stessa del raccogliere e utilizzare le piante e alle forme di apprendimento e trasmissione dei modi di raccolta e di uso delle stesse. La circolazione e valorizzazione del sapere sulla raccolta e l'uso di piante è in parte legata anche a soggetti che operano nel turismo locale, quali ristoratori, agriturismi, rifugi alpini che si rivolgono al settore turistico. L'incrocio di questa offerta con una domanda turistica improntata alla ricerca di prodotti tipici, alla valorizzazione del gusto e alla sostenibilità ambientale può produrre uno specifico ambito di tutela e trasmissione delle pratiche legate alle erbe spontanee per usi alimentari e allargare la platea di titolari/utilizzatori dei saperi sulle piante spontanee. Le istituzioni, a livello regionale e provinciale, hanno una responsabilità specifica nella tutela/trasmissione del bene, attraverso gli atti legislativi che regolamentano le possibilità di raccolta della pianta e azioni specifiche di informazione e diffusione delle conoscenze.

AZIONI DI VALORIZZAZIONE

Vi è una minima produzione industriale, anche in provincia di Sondrio, di liquori al genepì. Questo fattore tuttavia non sembra avere un impatto particolare nelle zone di osservazione (Valchiavenna). Come per altre erbe alpine impiegate per la produzione di amari e digestivi, le azioni di valorizzazione e di uso sostenibile di questi prodotti vedono impegnate categorie a particolare vocazione turistica quali ristoratori (cucina locale), gestori di agriturismi e rifugi alpini. Alcune specie di Genepì sono coltivabili e sono altrove utilizzate (Piemonte e Val d'Aosta) per la preparazione di liquore su base industriale o semi-industriale. Non si riscontra tale uso nelle aree di osservazione. La coltivazione di quantità minime è invece praticata per usi a livello individuale e familiare.
Iniziative quali la ricostituzione del Giardino Alpino della Valcava contribuiscono a diffondere saperi sull'uso delle piante di alta quota e sulle modalità di raccolta in forme sostenibili e non indiscriminate, attraverso l'organizzazione di visite guidate e manifestazioni legate alla valorizzazione degli usi e sapori delle piante alpine.

MISURE DI SALVAGUARDIA

Protetta da legge regionale

Per sapere di più

Siti web

A cura di

Università Statale di Milano - Dipartimento di Geografia e Scienze Umane dell'Ambiente - Luca Ciabarri

Data di pubblicazione

14-DIC-2012 (Luca Ciabarri)

Ultimo aggiornamento

07-NOV-2017 (Fabia Apolito)

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