• Raccolta carlina acaulis - Michele Trentini
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    Carlina acaulis - Luca Ciabarri
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    Carlina acauils - Luca Ciabarri
  • 2011
    2012
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Categoria

Natura e Universo

Tag

DOVE

Chiavenna (SO), Lombardia - Italia

QUANDO

Estate

CHI

Azzetti Andrea Azzetti Andrea
(informatore)
Balatti Claudia Balatti Claudia
(informatore)
Pilatti Zita Pilatti Zita
(informatore)

Raccolta e utilizzo di cardo/carlina bianca in Valchiavenna

Nome scientifico: Carlina acaulis
Nome comune: carlina bianca, pane degli alpini, o dei cacciatori; nome locale: cardo;
Diffusione: specie largamente diffusa sui pascoli di media/alta quota;
Utilizzo: la parte interna del fiore per il consumo fresco e per la preparazione di insalate, lessato come verdura. Frequenza raccolta: medio- bassa. Frequenza uso: bassa.
La parte interna del fiore (ricettacoli fiorali) di carlina acaulis è consumata fresco, al momento della raccolta, come sorta di snack. Più raramente, è utilizzata per la preparazione di insalate o lessata e consumata come verdura. Localmente è denominato cardo, anche se la pianta non ha un legame diretto con le varie specie del genere carduus ,spontanee o coltivate come ortaggio. È anche generalmente paragonata, per forma e sapore, e per le spine che caratterizzano la pianta stessa, al carciofo. Il centro del fiore infatti, una volta liberato delle spine e delle foglie dure che si presentano sulla parte esterna, ha consistenza simile a quella dei cuori di carciofo e sapore che vagamente lo ricorda. L'operazione di "pulitura" richiede però attenzione e una mano esperta per riuscire a separare la parte edibile. La pianta è diffusissima sui pascoli di alta quota ed era tradizionalmente utilizzata come "spuntino" per pastori e camminatori nel corso della giornata e nelle ore passate lontano da casa. Le mandrie infatti si disperdevano sui pascoli la mattina e tornavano verso le malghe la sera; la stessa attività di raccolta di erbe alpine comportava l'allontanamento da casa per tutta la giornata. È apprezzato dei cuori di cardo l'effetto rinfrescante e corroborante. Allo stesso modo e nelle medesime circostanze altre specie spontanee presenti nei pascoli di media alta quota erano utilizzati come "snack", come rinfrescanti e per allontanare la fame. Tra questi si possono ricordare le bacche "pomei" di rododendro (rhododendron ferrugineum) da succhiare per berne la parte liquida e poi sputarle, il "panevino" (nome scient.: rumex acetosa, rumex acetosella), erba da succhiare per ricavarne un liquido acidulo, nonché il mirtillo nero e rosso e, ad altezze più basse, la mora ed il lampone.
Sugli alpeggi è segnalato anche un altro uso della carlina acaulis: una volta seccata, era tradizionalmente appesa nelle baite per la sua proprietà di segnalare i cambiamenti atmosferici (in ragione dei cambiamenti di umidità): in vicinanza di brutto tempo infatti il fiore si chiude per poi riaprirsi con il ristabilirsi di bel tempo.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Le fonti di apprendimento e trasmissione dei saperi legati alla raccolta e uso di piante spontanee sono molteplici. Questi saperi circolano generalmente all'interno di reti familiari e amicali e sono ivi trasmessi e aggiornati, spesso con l'esempio diretto o nel corso dell'attività pratica di raccolta e preparazione. Tanto ora quanto in passato libri di tono scientifico o di medicina/cucina popolare sono ampiamente utilizzati per verificare, aggiornare o confrontare saperi esistenti o aggiungerne di nuovi. Tutti gli informatori hanno confermato che rispetto alla generazione precedente i saperi attorno all'uso delle piante si sono ristretti (riguardano meno specie) e sono qualitativamente più poveri. Entro questa tendenza generale si possono registrare delle aggiunte (in specie riconosciute, in informazioni) e degli aggiornamenti/adattamenti dei saperi.

COMUNITÀ

Sapere diffuso non riconducibile a specifici gruppi sociali, ma legato esclusivamente alla pratica stessa del raccogliere e utilizzare le piante e alle forme di apprendimento e trasmissione dei modi di raccolta e di uso delle stesse. La circolazione e valorizzazione del sapere sulla raccolta e l'uso di piante è in parte legata anche a soggetti che operano nel turismo locale, quali ristoratori, agriturismi, rifugi alpini che si rivolgono al settore turistico. L'incrocio di questa offerta con una domanda turistica improntata alla ricerca di prodotti tipici, alla valorizzazione del gusto e alla sostenibilità ambientale può produrre uno specifico ambito di tutela e trasmissione delle pratiche legate alle erbe spontanee per usi alimentari e allargare la platea di titolari/utilizzatori dei saperi sulle piante spontanee. Le istituzioni, a livello regionale e provinciale, hanno una responsabilità specifica nella tutela/trasmissione del bene, attraverso gli atti legislativi che regolamentano le possibilità di raccolta della pianta e azioni specifiche di informazione e diffusione delle conoscenze.

AZIONI DI VALORIZZAZIONE

La ricerca di ingredienti locali e tipici degli ambienti alpini da parte dei ristoranti della zona – una ricerca sul gusto ma anche volta ad attrarre turisti – ha portato in alcuni casi al riutilizzo di carlina acaulis, come sorta di carciofo di montagna,  per la preparazione di insalate.

MISURE DI SALVAGUARDIA

Pianta largamente diffusa, non tutelata e che si difende da sola grazie alle numerose spine sul gambo e le foglie.

Per sapere di più

A cura di

Università Statale di Milano - Dipartimento di Geografia e Scienze Umane dell'Ambiente - Luca Ciabarri

Data di pubblicazione

14-DIC-2012 (Luca Ciabarri)

Ultimo aggiornamento

18-MAG-2015 (Fabia Apolito)

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