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Categoria

Saperi Tecnici e Artigianali

Tag

DOVE

Formazza (VB), Piemonte - Italia

CHI

Matli Franco Matli Franco
(informatore)
Sormani Piero Sormani Piero
(informatore)

Industria idroelettrica in Val Formazza

A partire dal secolo scorso, le abbondanti risorse idriche di cui la Val Formazza è fornita - provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai e dei nevai invernali o dall'utilizzo dei fiumi e dei torrenti quali il Toce - furono volte alla produzione di energia.
La Val Formazza ha visto aprire cantieri e sorgere i primi impianti sin agli anni '20 del Novecento. Il Toce, torrente che scorre lungo tutto l'abitato di Formazza, è stato quasi completamente deviato sin dalle sorgenti e obbligato a scendere in gallerie o canali di lieve pendenza e in condotte forzare molto ripide. I primi invasi costruiti furono quelli di Vannino, Morasco, Valtoggia, Ghighel e Kastel per alimentare le centrali di Rivasco (1911), di Valdo e di Sottofrua (1924) e di Ponte (1940). Nel 1940 si rese necessario ampliare la capacità di carico attraverso la captazione delle acque a quota elevata che furono racchiuse in un bacino lacustre artificiale costruito ai piedi del ghiacciaio d'Arbola, la diga dei Sabbioni,  a 2400 metri (Hohsand) seppellendo sotto l'acqua l'intera frazione di Morasco (1815). I lavori terminarono solamente nel 1954.
La diga, tutt'oggi in funzione, incanala le acque in una condotta forzata e le spedisce nella sottostante centrale in caverna di Morasco. Al termine delle condotte nelle Centrali la velocità acquistata nel salto si esaurisce contro le pale delle turbine e l'energia meccanica viene tramutata in energia elettrica mentre le acque di scarico sono nuovamente incanalate alimentando gli impianti successivi, tra cui quello della frazione di Ponte.
A suo tempo, l'industrializzazione della valle ha posto le basi per l'arresto dell'emigrazione che nel XIX secolo aveva segnato molte famiglie formazzine. Al contempo, però, vi fu un restringimento delle terre un tempo destinate all'agricoltura.  Di fronte quindi al benessere che l'industrializzazione sembrava apportare, non si guardò all'impatto ambientale ma al beneficio economico. Avvenne quindi che molti proprietari dei terreni interessati per l'edificazione della diga e delle centrali ricevettero non solo un rimborso economico ma anche la clausola di essere impiegati, insieme ai loro figli, nella nascente industria idroelettrica oltreché nelle industrie edili incaricate delle costruzioni.
Con l'arrivo della centrale, i formazzini si trasformarono in operai da agricoltori e pastori quali erano. L'impiego nel settore permise loro di avere un'entrata mensile fissa ma anche di non abbandonare del tutto le attività agro-pastorali, svolte a turnazione e non più come mestiere principale. Si è venuta a costituire quindi una generazione di operai-agricoltori che ha visto nel lavoro in centrale la salvezza per poter rimanere in valle. La reverenza nei confronti dell'industria idroelettrica, prima EDISON poi ENEL,  è stata tale da portare a soprannominare "mamma ENEL" la grande industria di produzione di energia, entrata a pieno diritto nel patrimonio locale.
Negli anni '60 e '70 del secolo scorso, vi erano una quarantina di residenti impiegati, unitamente a coloro che giungevano da Domodossola e dai paesi del fondovalle, ma i veri custodi della centrale rimanevano i formazzini poiché, date le abbondanti piogge o le nevicate che interessano la valle nel periodo invernale, solo chi era del posto poteva intervenire tempestivamente in caso di guasto o di problemi.
Uno dei lavori svolti erano quello del guardiano ai sabbioni  un lavoro pesante in quanto comportava stare in diga per quindici giorni consecutivi oppure in officina per seguire le condotte forzate. Tuttavia, vi era anche un'ampia mobilità interna e la possibilità di fare carriera grazie ai concorsi interni e si poteva guadagnare prestigio e crescere professionalmente.
L'idroelettrico non ha mai comportato problemi nella popolazione di Formazza poichè si tratta di una produzione di energia pulita e a basso costo, ed inoltre la diga opera un lavoro di contenimento siccome le abbondanti pioggie non riuscirebbero ad essere contenute nei greti dei torrenti e causerebbero disastri.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Il XX secolo è stato caratterizzato dall'industrializzazione che ha toccato l'intera valle. In particolar modo lo sfruttamento delle risorse idriche ha portato la corrente elettrica nelle case di Formazza nel 1920. Proprio da tale uso dell'idroelettrico, il comune ha subito grossi cambiamenti dal punto di vista ambientale, l'abitato di Morasco è stato sommerso completamente durante la costruzione della diga (1940-1954) e di conseguenza molti degli elementi in legno delle abitazioni sono stati trasportati nel sottostante abitato di Riale e qui riutilizzati. A Riale è stata inoltre costruita in posizione sopraelevata una nuova chiesa. Morasco costituiva l'ultima frazione di Formazza nonché il primo nucleo abitato durante la discesa delle genti walser dal Goms svizzero, ed era abitato come alpeggio durante la stagione estiva fino a Natale. Qui si faceva il fieno, che veniva trasportato nelle frazioni più in basso con le slitte. I proprietari delle case abitavano quindi stabilmente nella frazione centrale di Ponte, per cui decisero di vendere all'allora EDISON i propri terreni.
Le centrali, tempio dell'acqua, divennero simbolo di modernità e di progresso.
Per la realizzazione delle centrali idroelettriche in Val Formazza fu incaricato l'architetto milanese Piero Portaluppi (1888-1967), esponente dello stile liberty.
Egli lavorò tra il 1912 e il 1930, incaricato dalle imprese elettriche Conti e costruì, tra le altre, le centrali di Verampio (1912-1917), Valdo (1920-1923), e Crevoladossola (1923-1924). Inoltre gli venne affidata la progettazione dell'Albergo della Cascata (1922-1923), direttamente sul salto del Toce, uno dei più alti d'Europa.

COMUNITÀ

Ancora oggi, seppur la maggior parte dei formazzini che lavoravano in centrale è ora in pensione ed il lavoro è affidato a ditte esterne o ad operai non residenti, si guarda all'industria idroelettrica come motore della valle e ancora di salvataggio nei decenni dello spopolamento delle alpi. Anche se i saper fare sono custoditi dagli ex impiegati, si può dire che la diga sia entrata nel patrimonio comune in quanto ha segnato anche il diversificarsi delle attività, con l'abbandono almeno parziale dei lavori agricoli, e lo sviluppo di una certa ricchezza.

Per sapere di più

Bibliografia

  • De Censi Ugo
    Val Formazza
    Scuola tipografica salesiana 1961

A cura di

ITALIA Regione Piemonte - Settore Musei e Patrimonio Culturale - Maria Anna Bertolino

Supervisore scientifico

Bonato Laura

Data di pubblicazione

10-GEN-2013 (Maria Anna Bertolino)

Ultimo aggiornamento

16-MAR-2015 (Fabia Apolito)

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