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Fronte della cava di Isola - Edoardo Bricchetti
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Il cantiere alla cava di Isola - Edoardo Bricchetti
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Particolare della cava di Isola - Edoardo Bricchetti
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Pareti nella cava di Isola - Edoardo Bricchetti
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Ingresso alla cava di Isola - Edoardo Bricchetti
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La strada per la cava di Isola - Edoardo Bricchetti
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La cava di Splughetta - Sabrina Basilico, Luca Boriani
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Divisone di blocco a scalpello - Maria Beatrice Servi
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Cava di beola - Maria Beatrice Servi
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Estrazione del 'verde' di Montespluga - Sabrina Basilico, Luca Boriani
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2011
2012
Cavatori di pietra a Isola di Madesimo e Splughetta
In Valchiavenna sono attive ancora cave (trone) per l'estrazione di due tipi di materiali caratteristici della zona: il Verde Spluga e la Pietra Ollare.
La pietra denominata Verde Spluga è roccia a grana fine di colore verde chiaro, con tonalità talora variabile in funzione del contenuto percentuale dei vari minerali. Molto usata nell'edilizia, anche per motivi ornamentali, per le sue caratteristiche estetiche e meccaniche.
La pietra ollare è una roccia a grana medio-fine, con alta concentrazione di talco. E' usata soprattutto per la sua ottima conducibilità termica e per la sua capacità di accumulare il calore. Si estrae a Piuro, nel comune di Chiavenna
Nella cava a cielo aperto di Starleggia, di proprietà del Consorzio Valle di Starleggia, si estrae una variante del Verde Spluga chiamata Splughetta, di tonalità più grigia. L'estrazione avviene in modo 'artigianale' e le lastre vengono tagliate a mano sfruttando la scistosità del materiale. Il consorzio viglia sulla concessione e incoraggia questa modalità di estrazione, non eccessivamente invasiva, con un ridotto impatto ambientale.
La cava in galleria di Isola di Madesimo è di dimensioni maggiori. Storicamente, in questo ambito sono sempre state presenti due cave, una a nord e una a sud, indipendenti tra loro. La cava nord è esaurita e, dato che il materiale reperibile a cielo aperto è stato del tutto sfruttato, da molti anni si sono aperte delle gallerie per l'estrazione del Verde Spluga. Nella cava a sud, l'unica attiva, il giacimento ormai può essere coltivato solo in sotterraneo, considerando il notevole spessore della roccia incassante. L'individuazione di quest'unica area estrattiva sotterranea è determinata dal Piano Cave della Provincia di Sondrio.
L'estrazione del materiale roccioso avviene mediante l'uso congiunto della tagliatrice a filo diamantato e dell'esplosivo. Il taglio dei blocchi di pietra (ciapòn) mediante l'uso di esplosivo avviene realizzando nella roccia una serie di fori ravvicinati, profondi dai 5 ai 10 metri, per mezzo di speciali martelli pneumatici che forano con punte di acciaio chiamate fioretti. I fori vengono poi riempiti con la miccia detonante che collegata ai detonatori, viene fatta brillare e l'esplosione provoca il distacco della bancata.
Il taglio con il filo diamantato sfrutta le proprietà abrasive del diamante. Un cavo di acciaio, sul quale sono attaccati piccoli diamanti artificiali, viene fatto scorrere velocemente attorno alla roccia. Agendo come una sega la abrade determinandone il taglio. L'utilizzo del filo diamantato non produce le vibrazioni e sollecitazioni che si hanno con le esplosioni, così non si verificano fratture indesiderate. Inoltre si evita il rumore della deflagrazione, e anche l'emissione di polveri nocive, che in passato erano causa di silicosi (pucera),è ridotta.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Lo sfruttamento delle cave ha sempre determinato elementi di criticità per l'equilibrio territoriale e per la pericolosità dei lavoratori. E' comunque da tempi remoti un'attività strettamente legata alla vita delle zone alpine:
"In ampie zone delle Alpi lo sfruttamento dei giacimenti minerari ha costituito, insieme con l'agricoltura, una delle attività fondamentali per secoli o anche millenni […] le connessioni tra industria mineraria e montagne sono state molto strette, essendo i giacimenti minerari localizzati prevalentemente in regioni montuose" dove naturalmente erano più evidenti gli affioramenti, aree che erano "spesso ricche di boschi ma del tutto marginali sotto il profilo agricolo" (P. P. Viazzo,Comunità alpine. Ambiente, popolazione, struttura sociale nelle Alpi dal XVI secolo a oggi).
In valle e in quota era molto fiorente l'estrazione della beola. Alla sua lavorazione erano collegati diversi mestieri che imponevano ai cavatori di risiedere stabilmente in quota. "Sul limite orientale dell'omonima piana (m. 1763), dominata dal Pizzo del Sancia, in prossimità dell'isolato campanile, parte il ripido sentiero che scende a Starleggia. Nel 1931 venne edificata la struttura che serviva da ricovero ai lavoratori delle cave di beola poste appena sotto il crinale che si stende dal Pizzo del Sancia, a sud, al Passo di Barna e al Pizzo Dalè, a nord, sulla testata della Val Fioretta (Valle di Starleggia)."(Massimo Dei Cas. Sentieri di Valtellina e Valchiavenna).
La cava funzionò fino a qualche decennio fa, poi venne dismessa. Dal recupero della struttura nacque poi il bivacco Ca' Bianca, ristrutturato nel 1997 dal CAI Vallespluga. Alla destra del bivacco, una coppia di pali è quel che resta della teleferica con la quale le piode venivano calate dalla cava alla piana di San Sisto.
In continuità con l'estrazione della pietra si è sviluppata l'attività dello scalpellino per produrre pietre sagomate per l'edilizia, soglie, cornici, scalini, davanzali, elementi decorativi , ecc.
La segagione delle lastre si mantenne artigianale fino a gran parte del XIX secolo: verso la metà del secolo, ma solo per i cantieri più progrediti, si introdusse la sega ad acqua; il filo elicoidale e la lavorazione meccanica avrebbero preso piede solo alla fine dell'800. Sino ad allora la lavorazione di lastre e masselli, per gradini, pavimentazioni, stipiti, architravi era compito del mastro cavatore, ma sempre soggetta alla dislocazione della "vena", che dettava la scelta di dimensioni e forme.
AZIONI DI VALORIZZAZIONE
Presso il Mu.Vi.S. di Campodolcino, una sezione espositiva documenta il lavoro dei cavatori con foto d'epoca (primi '900), attrezzi per l'estrazione e la lavorazione della pietra e un breve tratto di teleferica con gli annessi telefoni per le comunicazioni di servizio a monte e a valle della stessa.
Beni immateriali collegati
Lavorazione di suppellettili in pietra ollare a Piuro
Tetti in pietra nell’edilizia alpina
Per sapere di più
Siti web
Bibliografia
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Comunità alpine. Ambiente, popolazione, struttura sociale nelle Alpi dal XVI secolo a oggi
Il Mulino 1990
A cura di
Politecnico di Milano - Dipartimento di Progettazione dell'Architettura - Maria Beatrice Servi
Supervisore scientifico
Maria Beatrice Servi
Data di pubblicazione
20-LUG-2012 (Maria Beatrice Servi)
Ultimo aggiornamento
03-MAR-2015 (Fabia Apolito)
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