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Italianità nel Vallese

D'Alpaos, Fantoni, Gentinetta, Gianadda, Rabaglia, Recrosio…: questi cognomi sono testimonianza del continuo apporto storico degli immigrati italiani nella vita economica, sociale e culturale del Vallese. I detentori di queste tradizioni sono attivi oggi nei settori chiave dell'edilizia, del turismo e della cultura. Nell'album di famiglia presentato su internet e ideato per Cantina Transalpina, una mostra di fotografie allestita nel Giugno 2007 sulla piazza centrale di Briga in omaggio agli italiani venuti nel Vallese per scavare il tunnel del Sempione e del Lötschberg, i D'Alpaos raccontano la storia migratoria della loro famiglia. Il loro antenato Liberale D'Alpaos lascia il Veneto alla fine del XIX secolo e si stabilisce come falegname a Naters durante la costruzione del tunnel del Sempione. La sua famiglia possiede la caffetteria Venezia di Naters e contribuisce a tessere legami tra i minatori italiani e la popolazione locale. È così che uno dei suoi discendenti, Jean-Pierre D'Alpaos, ha ricevuto il premio della città di Briga il 18 Novembre 2010 per il suo impegno culturale in favore della musica, del cinema e della letteratura nell'Alto Vallese. Le imprese Fantoni e Gentinetta, con sede a Briga, dominano il settore edile nell'Alto Vallese e continuano ancora oggi a mettere in pratica il know-how dei loro antenati. La prima ha partecipato alla realizzazione del ponte levatoio costruito sulla Saltina dopo la storica alluvione del 24 Settembre 1993; una filiale della seconda ha creato a Visp un allevamento di cavalli e muli destinato al turismo rurale. Allo stesso modo l'ingegnere Léonard Gianadda domina il settore edile nel Basso Vallese. È il nipote di un muratore piemontese arrivato nel Vallese nel 1886 all'età di tredici anni e diventato imprenditore a Martigny. Oltre all'ingegneria, egli è stato fotografo e giornalista e ha istituito a Martigny la Fondation Pierre Gianadda, le cui mostre sono conosciute in tutta Europa. Il cineasta Denis Rabaglia, nato a Martigny, ha mosso i primi passi negli studi di una televisione locale prima di essere notato per i suoi cortometraggi (Grossesse nerveuse), i suoi lungometraggi Azzurro e Marcello Marcello e la sua rappresentazione di Novecento dello scrittore italiano Baricco. L'umorista Frédéric Recorsio, nato a Sion, ha invece frequentato la scuola di teatro di Martigny e creato spettacoli solisti che interpreta in Svizzera e in Francia (Rêver, grandir et coincer des malheureuses, o Aimer, mûrir et trahir avec la coiffeuse) nonché spettacoli con canzoni (ça n'arrive qu'aux vivants, presentato nel Vallese nell'ambito del festival "Scènes valaisannes" del 2011).
È la particolare situazione geografica del Vallese che ha determinato il corso dei rapporti storici con la vicina Italia, rendendo duratura la presenza italiana nel Vallese.
Questa presenza italiana ricorda che l'identità sociale e culturale del Vallese e le tradizioni che ne sono la concreta manifestazione si sviluppano e si modificano continuamente nel complesso rapporto tra quelli che si spostano, sia che essi partano o che arrivino, e quelli che restano.
L'Italianità nel Vallese è un esempio di ciò che si verifica analogamente a livello nazionale svizzero, dove anche lì vi è in atto un processo segnato dai mutamenti e dall'eterogeneità.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Nella seconda metà del XIX secolo l'industrializzazione del Vallese rafforza il contributo italiano. Provenienti principalmente dai villaggi del Piemonte, artigiani e operai emigrano temporaneamente o in modo definitivo verso la Francia o la Svizzera. Il borgo di Sostegno, ad esempio, che vanta una lunga tradizione nell'edilizia, vede diverse generazioni di famiglie coinvolte in questo movimento migratorio. Tra queste, i Fasanino e i Bertelletto che si stabiliscono nel Vallese. Questi artigiani e operai portano nel Vallese un know-how legato alla pietra. Muratori e in seguito imprenditori, essi partecipano alla costruzione di strade e dighe e diventano costruttori delle arterie in pietra lungo le quali circola la moneta proveniente dai vari commercianti e artigiani.
Nel corso degli anni diverse associazioni testimoniano le tradizioni nate da questa presenza: comunità italiane locali, missioni cattoliche, società scientifiche (come la Società Dante Alighieri), club di calcio, compagnie teatrali, tutte espressioni della diversità stratificata dell'Italianità nel Vallese. Le manifestazioni organizzate sotto la loro egida, feste, manifestazioni sportive, rappresentazioni teatrali, festival (come il festival «Bell'Italia» che si è tenuto alla Belle Usine di Fully nel Giugno 2010) sono all'origine di esperienze concrete alle quali la popolazione locale partecipa in varia misura e che arricchiscono il tessuto economico, sociale e culturale del Vallese al punto che questa presenza italiana ha perduto oggi la propria particolarità ed è diventata «naturale», in quanto integrata nel processo identitario e culturale che costituisce la collettività del Vallese.

Per sapere di più

Siti web

A cura di

SVIZZERA Cantone Vallese - Médiathèque Valais - Martigny - Geraldine Roels

Supervisore scientifico

Thomas Antonietti, Domenico Mesiano, Suzanne Chappaz, Fabienne Défayes

Data di pubblicazione

13-NOV-2013 (Geraldine Roels)

Ultimo aggiornamento

08-MAR-2015 (Fabia Apolito)

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