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Lawinengalerie - Emil Hess
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Cours de sauvetage lors d'avalanche - Anonyme
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Lawinengefahr - Viktor Wyss
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Sauvetage à l'Hospice - Robert Bolognesi; Anne Zen Rufinen
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1933
1977
1980
2012
Valanghe: conoscenze e pratiche per affrontare il pericolo di montagna
Nella società preindustriale, questo sapere empirico trovava la sua espressione tra l'altro nella struttura degli insediamenti, come pure in pratiche religiose come le manifestazioni votive. Così si trovano su numerose immagini votive, risalenti soprattutto al 19° secolo, rappresentazioni di persone salvatesi o morte dopo essere state sepolte dalla discesa di valanghe. Inoltre anche la vecchia società conosceva istituzioni per affrontare il pericolo delle valanghe e le loro conseguenze, come l'ospizio del Gran San Bernardo con i cani San Bernardo, classico esempio di soccorso alpino.
Oggi esistono un catasto delle valanghe, una mappa dei pericoli e piani di zona che improntano le aree edificabili e quindi l'aspetto degli insediamenti, come pure dighe di arresto e gallerie paravalanghe, che modificano il paesaggio. E nella valutazione tra la sicurezza e il profitto, la valanga diventa un terreno di conflitto di interessi economici e politici.
"Le valanghe arrivano là dove sono sempre arrivate; ma anche là dove non sono mai giunte." Il detto popolare chiarisce che anche la miglior prevenzione non può garantire una protezione totale dalle valanghe. Conseguentemente il credente, nei suoi rapporti con la violenza della natura, si affida sempre anche all'aiuto divino. Questo avveniva soprattutto con la formulazione di voti o l'invocazione di determinati santi. Il più amato santo protettore contro le valanghe era San Nicola. A Niederwald, nel distretto di Goms, per invocare il Santo si faceva addirittura una processione: "Nel giorno di San Nicola, la gente di Niederwald esce in processione 'zum Bächi' (al torrente) e l'ecclesiastico del luogo benedice il torrente, come dice la gente, perché giù dal 'Brand', attraverso la profonda gravina scavata dal torrente, sono già precipitate spesso pericolose valanghe". (Testo del parroco Kaspar Kiechler conservato nell'archivio parrocchiale di Blitzingen.) La parrocchia di Leukerbad, dopo la catastrofica valanga del 17 gennaio 1719, fece voto di celebrare il giorno della tragedia come festività del luogo. (Il 17 gennaio è il giorno in cui si festeggia Sant'Antonio l'Eremita, e per questo motivo questo santo è chiamato a Leukerbad anche "Loibinutoni" = Antonio delle Valanghe). A volte si costruivano anche delle cappelle come santuari protettivi contro le valanghe.
La minaccia delle valanghe improntava profondamente il senso della vita della popolazione montana. Di conseguenza il tema delle valanghe si prestava anche a diventare un mezzo di disciplina. Così nell'inverno del 1951, segnato dalle valanghe, il parroco di Obergesteln ammonisce le sue pecorelle nel modo seguente: "Ricordati, uomo, che sei polvere... questa è la lingua delle valanghe, quando gravide di sventura si staccano dalle pendici e precipitano a valle, tuonando come le trombe del Giudizio. Quanto spesso una valanga di neve polverosa, chiamata dal popolo proprio 'd'Steub' (la polvere) ha ridotto in polvere tutto ciò che un tempo era stato case di uomini e rifugi di animali. Settimane di ricerche e di recuperi di persone sepolte dalle valanghe, questa era per noi tutti la 'dimostrazione pratica' ed eloquente del monito: Memento homo, quia pulvis es... […] Così parlano le valanghe ai montanari, così si avvolgono le braccia delle valanghe, quando sembrano avvinghiare i villaggi come le dita ammonitrici di Dio." (Manoscritto del parroco Kaspar Kiechler conservato nell'archivio parrocchiale di Blitzingen.)
Non stupisce perciò che la valanga sia diventata un elemento costitutivo dell'iconografia e dell'immaginario del Vallese, con i cani da valanga del Gran San Bernardo come rappresentanti più popolari di una tradizione iconografica e narrativa vecchia di secoli. Così la valanga compare anche come tema nelle saghe del Vallese ("das Lauwitier" (l'animale della valanga), "die Lawinenglocken" (le campane della valanga), la valanga come punizione per il gioco dei tarocchi...). Essa compare spesso anche nei nomi di luoghi e campi (Löwwigadme, Roti Loiwina, Loibinbach). Al contrario le valanghe portano spesso nomi, che derivano dai rispettivi toponimi, ma a volte anche denominazioni che si riferiscono a precise caratteristiche delle valanghe ("d Schreiendi", l'Urlante).
La battaglia contro la minaccia delle valanghe ha portato, nel corso dei secoli, allo sviluppo di conoscenze e tecniche con cui la popolazione alpina ha saputo proteggersi in modo sempre più efficace da questo tipo di pericolo naturale. I due muri di protezione costruiti a Leukerbad negli anni tra il 1720 e il 1721 costituiscono una prima testimonianza di difese dalle valanghe. Per Goms si conoscono per il 18° secolo i cosiddetti "fossati", una specie di terrapieni nei punti di distacco. Nel 19° secolo si impiegò soprattutto la tecnica di conficcare pali e di erigere muri a secco. Questi lavori erano eseguiti come lavoro della comunità.
Fino allo sviluppo delle moderne strutture di sostegno in legno e ferro, i muri a secco rappresentavano la misura di protezione tecnicamente più importante. L'esempio forse più impressionante di impianto di questo tipo sono le strutture contro le valanghe presso il Faldumalp, iniziate dopo la valanga del 29 febbraio 1908, che proteggono la ferrovia di Goppenstein. L'edificio del secolo, con la sua molteplicità di tecniche costruttive e i 46.213 metri cubi di muri di pietra, costituisce un "museo all'aria aperta" dei tipi di strutture di sostegno. Tra i circa 400 muri si possono trovare, dal muro di protezione nella valle fino al muro di guardia sulla cresta, praticamente tutti gli elementi di protezione attiva contro le valanghe. Un esempio interessante di costruzioni di protezione dalle valanghe della prima metà del 20° secolo è costituito anche dalle costruzioni per la protezione del villaggio di Leukerbad sul Torrentalp; esse sono costituite da terrapieni, terrazzamenti misti (basamenti con la parte superiore formata da zolle erbose), terrazze a muretto e muri di pietra.
Dopo il duro inverno del 1951, segnato dalle valanghe, nella Svizzera e nel Vallese inizia un nuovo capitolo della lotta contro il pericolo delle valanghe. Oltre ai rimboschimenti, si investono ora mezzi consistenti in strutture di difesa nelle zone di distacco delle valanghe (opere in acciaio, strutture in alluminio e legno, griglie metalliche, reti in filo metallico, strutture di sbarramento), nei percorsi di caduta e nelle zone di deposito (argini di deviazione e raccolta, dossi di frenatura, gallerie). La protezione dalle valanghe diventa allo stesso tempo un elemento che caratterizza il paesaggio. Anche dal punto di vista economico il rapporto con la minaccia delle valanghe rappresenta un fattore importante. Così oggi nel Vallese lavorano circa 10 uffici di geologia e di ingegneria forestale, e circa 15 aziende specializzate nella costruzione e nella manutenzione delle strutture di protezione dalle valanghe. E per il periodo dal 2012 al 2015 il cantone del Vallese progetta di investire 102 milioni di franchi nella costruzione di impianti di protezione contro le valanghe.
APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE
L'esempio del rapporto con la minaccia delle valanghe rappresenta inoltre un fenomeno fondamentale. Grazie alla sua conoscenza dell'ambiente naturale, la popolazione montana ha sempre saputo utilizzare efficacemente le risorse e il terreno. Questo sapere pratico, coniugato con le conoscenze scientifiche degli ingegneri, ha contribuito a partire dal 19° secolo allo sviluppo della scienza e alla realizzazione di grandi opere. Così le osservazioni di Jean-Pierre Perraudin nella Val de Bagnes hanno permesso ad Ignaz Venetz di sviluppare la sua teoria sui ghiacciai.
AZIONI DI VALORIZZAZIONE
Nella seconda metà del 20° secolo sono stati sviluppati e attuati diversi metodi di prevenzione attiva. Oltre ai già citati impianti di protezione, esistono anche misure di pianificazione quali mappe dei pericoli e catasti delle valanghe. Al contempo si sono modificate in modo rilevante anche le azioni di salvataggio: professionalizzazione delle forze di soccorso, utilizzo di strumenti di ricerca elettronici, piani di evacuazione, ponti aerei tramite compagnie come Air Glacier ed Air Zermatt, ecc.
Con la creazione di istituzioni specifiche, la gestione del pericolo delle valanghe nel Vallese nei tempi più recenti ha intrapreso nuove vie, anche dal punto di vista scientifico. In questo contesto devono essere nominate la ditta Geosat a Sion, che sviluppa strumenti e sistemi radar per la prevenzione di pericoli alpini, e la ditta Meteorisk a Sion, attiva nella prevenzione e nella ricerca sulle valanghe. Un'istituzione importante è poi l'istituto federale per la ricerca sulla neve e sulle valanghe, che dal 1995 ha installato un'antenna a Sion. Questa "istituzione di ricerca sulle dinamiche delle valanghe" ("site d'essai sur les avalanches") ha installato nella valle della Sionne (comune di Arbaz) un "laboratorio naturale" per studiare i movimenti delle valanghe in scala 1:1.
In base a questo è stato costituito anche il sistema delle misure statali. La gestione degli allarmi e delle crisi del cantone comprende tra l'altro una commissione cantonale per il pericolo delle valanghe, un osservatorio cantonale dei rischi, una "pianificazione di corridoio" per la misurazione del rischio lungo le vie di maggior traffico, mappe dei pericoli, catasti delle valanghe e stazioni di misurazione automatiche. La strategia statale contro le valanghe è inoltre attiva nei settori di formazione e coordinamento dei servizi di sicurezza locali e nella gestione delle foreste.
Se è vero che tradizioni e impianti simili o uguali esistono anche altrove, nel Vallese si può però parlare di una tradizione spiccata e, attualmente, di una forte concentrazione di relative istituzioni e attività. Quanto il tema sia attualmente interessante sia dal punto di vista istituzionale, quanto da quello culturale, è illustrato dal film, realizzato nel 2010 dall'École cantonale d'art du Valais (scuola cantonale d'arte del Vallese), ECAV, "Avalanche La neige déchaînée" (Valanga - la neve scatenata), o dalla pubblicazione edita nel 2009 dal servizio per la foresta e il paesaggio del cantone del Vallese / Service des forêts et du paysage du canton du Valais, "Lawinen!" / "Avalanches!" (Valanghe!), relativa agli eventi del febbraio 1999.
Per sapere di più
Siti web
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Die lebendigen traditionen in der Schweiz- Umgang mit der Lawinengefahr
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Lawinen : Wissen und Praktiken in die Audiovisuellen Medien von Mediathek Wallis – Martinach
A cura di
SVIZZERA Cantone Vallese - Médiathèque Valais - Martigny - Geraldine Roels
Supervisore scientifico
Thomas Antonietti, Charly Wuilloud
Data di pubblicazione
13-NOV-2013 (Geraldine Roels)
Ultimo aggiornamento
16-MAR-2015 (Fabia Apolito)
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